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cose mentali

~ del perché i pensieri si muovono dentro di me

cose mentali

Archivi tag: parlare

Con i tuoi occhi…

30 lunedì Set 2019

Posted by emanuele in (im)perfected, me

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Tag

amare, amore, centimetro, corpo, curve, denti, fare l'amore, imperfezione, innamorarsi, innamorato, labbra, letto, lingua, occhi, parlare, passione, pelle, perfetta, seno, smagliature, sorriso

– vorrei vedermi coi tuoi occhi –

Me lo hai detto una sera mentre eravamo a letto, stavamo parlando di non so che cosa, poi mi sono girato e ti ho vista che mi guardavi con gli occhi seri, concentrati.
– tutto ok? – ti chiesi.
– certo – una carezza sul viso, delicata e un bacio sulle labbra – tutto ok amore mio, volevo solo chiederti una cosa –
– certo –
– vorrei vedermi coi tuoi occhi –
Rimasi in silenzio a guardarti, cercando il modo migliore per farti vedere come ti vedevo io.
Ci misi un po’ a rispondere.
– ok amore –

Indossavi una canottiera nera, con il pizzo sul davanti, ti mettesti comoda con i cuscini dietro la schiena ad aspettare che iniziassi a parlare.

– la prima cosa che mi ha colpito sono stati i tuoi occhi: il taglio soprattutto, da gatta, poi la loro profondità e quello che trasmettevano quando li incrociavo, sentivo come un brivido dietro la nuca –
– era il senso di ragno che ti avvisava e non l’hai capito – ridi tu.
– giusto – sorrido – poi il tuo viso sincero, ma capace di diventare riservato se mi soffermavo troppo su di te, mi guardavi di sfuggita. E poi i tuoi capelli colorati e il tuo trucco particolare – scrollo la testa mentre tu sorridi – quanto mi piaceva –
– adesso non ti piace più?- fai l’imbronciata.
– certo che mi piace ancora, però mi fai andare avanti? –
– ok, scusa – poggi le mani tra le tue gambe incrociate.
– adoro la tua pelle chiara, morbida e liscia, mi piace seguire i contorni del tuo corpo con la punta delle dita, mi piace seguirne gli avvallamenti e le curve, mi piacciono le tue smagliature, mi piace accarezzarti il seno dalla pelle elastica e sottile, mi piace vedere le vene che screziano la tua pelle, mi piacciono le piccole imperfezioni, le asimmetrie del tuo viso che lo rendono così unico. Mi piace quella fossetta sulla guancia destra che ti spunta quando sorridi, dici che l’ho creata io, che l’ho dipinta io che prima non c’era – prendo fiato – che prima nessuno l’aveva mai vista –

Ti guardo mentre sorridi e abbassi la testa leggermente, arrossendo un poco.

– mi piace la tua schiena quando facciamo l’amore, mi piace accarezzare la tua pancia morbida e calda quando dormiamo uno accanto all’altro, mi piace sentire il tuo odore, quello tuo tuo che mi pervade la testa e me la fa girare, mi piace il suono della tua risata, mi piacciono i tuoi polpacci ben torniti e la forma delle tue cosce, adoro stringerle quando facciamo l’amore e immergervi la testa per sentire il tuo sapore –

– oh – fai tu mordendoti il labbro inferiore.

– mi piace quando ti brillano gli occhi perchè stai per dirmi che mi ami, e anche se non lo dici si vede lontano un miglio (che è più lontano di un chilometro) mi piace stringerti i capelli forti e profumati, mi piace la forma delle tue spalle e delle tue natiche, mi piace soffermarmi sul tuo seno, stringerlo e baciarlo e poi scendere verso il basso baciandoti e leccandoti, come fossi sostentamento per la mia sete –

Mi guardi e sorridi.

– sei bellissima, mi piace guardare quando ti muovi per casa, quanto sai essere delicata nei gesti con gli animali, mi piace quando parli in modo buffo, quando lavi i piatti e poi decidi che le posate le farai il giorno dopo. mi piace quando accenni qualche passo di danza sul ritmo di una musica che senti solo tu, ma se chiudo gli occhi un poco la sento anch’io –

Scrolli la testa.

– questo gesto mi piace un sacco, mi piace quando ridi e ti copri la bocca con la mano, ho registrato la tua risata un pomeriggio d’estate e ogni tanto la riascolto, è così fantastica… mi piace la tua voce al telefono, quando mi lasci un vocale o quando mi mandi un video. Mi piace quando mi dici che sono un tonno, che sono scemo, che sono il tuo scheletrino. I nostri corpi così diversi e così accordati. Amo come mi incastro perfettamente in te. Come mi avvolgi con delicatezza e passione. Mi piace il tempo che impieghi a truccarti, ma anche quando ti strucchi e mandi via tutto il nero dagli occhi e mi guardi con quegli occhi che diventano grandi e ti fai piccola piccola, come una bimba di cinque anni –

– io ho cinque anni – mi dici facendomi una linguaccia.

– davvero, ogni tanto sei piccola piccola, anche se hai le spalle forti e mi sai sollevare come se fossi una foglia –
– tu sei leggero come una foglia – puntualizzi.

Sorrido.

– mi piace stringere le tue dita e le tue braccia, mi piace baciare le tue mani e seguire le linee dei tuoi tatuaggi, mi piace baciare e mordere il tuo collo che sa di metallo per le collane che porti così bene, che mi hanno colpito fin dalla prima volta che ti ho vista. Mi piaci come ti muovi a letto, come ti fai desiderare e come ti doni a me, in tutto e per tutto. Mi piace la profondità della tua anima, la tua dolcezza e la tua pazienza –

– io non sono così… – dici all’improvviso – questa è una tua realtà falsata dall’amore –
– e quindi? – ribatto – mi hai chiesto come ti vedo e questo è quello che vedo, una ragazza bellissima per cui vale la pena tutto, di cui innamorarsi ogni giorno –
– addirittura ogni giorno? uff – mi prendi in giro.
– sì, ogni giorno –
– vabbè – e tiri su gli occhi al cielo spostando indietro i capelli e girando il viso.
– ecco – dico mettendomi in ginocchio accanto a te.-
– che c’è? –
– mi piace quando fai quest’espressione –
– pure questa? – e fai una tua faccia buffa.
– certo! – esclamo.

Mi metti le mani in faccia a coprirmi gli occhi.
– mi piace l’odore della tua pelle – dico baciandoti i palmi e scostanto le mani – mi piace la forma delle tue labbra, i tuoi denti imperfetti che formano un sorriso che mi toglie il fiato. Mi piace la tua lingua che si incontra con la mia quando ci baciamo con passione e sembra che tutto si fermi –

– vero –

– mi piace il tuo respiro contro il mio viso, mi piace quando ti stai per addormentare e diventa lungo e pesante, come una coperta calda d’inverno e mi da la tranquillità giusta per addormentarmi. Mi piace sentire il tuo corpo accanto al mio, sapere solo che ci sei mi fa stare bene. Adoro le goccioline del dopo doccia sulla tua pelle, quelle che si fermano sulle spalle e quelle che scivolano lungo la schiena –

– wow –

– amo ogni centimentro del tuo corpo, ogni più piccola parte mi toglie il fiato da qualsiasi parte io la guardi. sei bellissima amore mio – dico aprendo le braccia, tu ti lasci abbracciare da queste piccole braccia lunghe e magre.
Ti appoggi a una mia spalla e mi stringi forte a te.
– grazie amore mio – dici con un sussurro.

silenzio.

04 martedì Giu 2019

Posted by emanuele in me

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Tag

accanto a me, ascoltare, buio, dormire, letto, notte, parlare, respirare, respiro, ricordi, silenzio, sognare, spazio, stanza, sussurro

Amo la notte.
In particolare quel momento in cui, se non respiri, senti un silenzio incredibile.
Mi piace ogni tanto trattenere il fiato e sentier il silenzio tutto attorno a me, mi fa stare bene.
Forse dovrei dire che mi piaceva.

Ora quel silenzio non c’è più e non mi manca così tanto.
Quel silenzio è stato sostituito dalla tua presenza.
E non farei più cambio.

Da qualche anno hai riempito la mia vita e quel silenzio che tanto mi piaceva adesso mi spaventa. E’ sinonimo di solitudine.
Ho altri attimi di silenzio durante la giornata, attimi in cui sto con me stesso e tu con te stessa. Ma la sera ho quasi la necessità corporale di stare con te.
Non posso farne a meno.

Sentire il tuo respiro, il tuo corpo che riempie quello spazio vuoto accanto a me mi fa sentire vivo, mi fa sentire amato.
Le tue parole, sussurrate nel buio della nostra stanza, mi fanno stare bene.
Hanno dato una nuova densità al buio.
Parli piano, sottovoce, senza fretta e immagino le tue labbra che si muovono, adoro seguirne i movimenti, come quello della tua lingua che si muove tra i denti e poi sfiora le labbra.
E sorridi.

Sorridi anche nel buio.
Lo sento anche senza vederti.
E quando smetti di parlare c’è il tuo respiro che riempie tutto quanto.
E allora trattengo il mio per lasciare spazio al tuo.
Ed è meraviglioso rimanere disteso sul letto ad ascoltare te che respiri accanto a me e piano piano ti addormenti.

Piano piano il tuo respiro si fa calmo e lungo, regolare.
Mi giro senza fare rumore, la testa sul cuscino e guardo nella tua direzione e piano piano appare il tuo profilo nel buio della stanza e rimango a osservarti finchè non sento gli occhi farsi pesanti.
E allora sorrido e ti mando un bacio e mi addormento accanto a te.

Buonanotte.

dove vanno a finire le mie parole.

17 lunedì Dic 2012

Posted by emanuele in parole, persone

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Tag

gente, ore, parlare, parole, paura, scrivere

(del perché ho disimparato a parlare)

alle volte me lo chiedo, sul serio, dove vadano a finire le mie parole.
quelle che dico e quelle che scrivo.
parlo tanto, tutti i giorni per sei ore parlo con clienti che mi chiedono le stesse cose.
ed ora le ore sono aumentate.
9 ore al giorno per la settimana più importante dell’anno.
una volta era il mese più importante, dicembre, per chi lavora nel commercio; ora come ora già una settimana è più che sufficiente.
fatto sta che parlo da quando entro a quando esco, parlo quando sono in pausa coi colleghi e parlo quando rientro a lavorare.
poi torno a casa e sto zitto.
ascolto la musica o le parole della tv.
sempre parole, ho la vita piena di parole.
dal mattino alla sera parole.
alle volte parlo anche da solo, oppure con gli oggetti inanimati di casa mia o quelli che vendo.
dove vanno tutte quelle parole che uso?
le domande sono sempre le stesse, ma cerco di rispondere cambiando i termini, usando parole più o meno tecniche a seconda delle persone che ho davanti.
alle volte mi accorgo che non ascolto nemmeno cosa hanno da chiedermi, so già dove vogliono andare a parare e li anticipo.
quasi come avessi un superpotere, anche se alle volte fa cilecca.
alle volte ascolto i discorsi sottovoce che i clienti fanno davanti ai notebook, li ascolto e sorrido e qualche volte li correggo.
e parlo, parlo, parlo per ore.
e tutte quelle parole dove vanno a finire?
magari alcuni ne fanno tesoro e le curano fino a casa ed oltre; altri invece le abbandonano tipo cani in autostrada quando arrivano alla casse.
alle volte mi par di sentirle guaire come vecchi cani lasciati a morire, soli.
altri ancora non capiscono, ed io mi arrabbio, fortemente ed insisto… poi alle volte alzo bandiera bianca e mi arrendo.
non si può vincere sempre.
poche volte mi ringraziano, dal cuore, e quelle poche volte sono davvero felice; ho fatto bene il mio lavoro ed è stato apprezzato.
ma sono poche volte, davvero.
parlo con gli amici, uso termini ancora diversi, ma ,forse, so che le mie parole si fermano dentro di loro.
lasciano segni profondi, nel bene o nel male quelle parole lasciano traccia dentro di loro.
come mi ha detto poco tempo fa una cara amica le parole che pesano di più sono quelle dette.
non si possono cancellare.
ed alle volte mi pare sinonimo saper più parlare…

poi ci sono le parole che scrivo.
in questi ultimi anni ne ho scritte tante.
lettere e racconti e romanzi abbozzati.
le parole che non ti ho detto (cit.) le ho scritte tutte quante, nere su bianco le ho scritte, cancellate e riscritte ancora.
le ho scritte per te che mi hai conosciuto e per te che ancora dovrai conoscermi.
le ho scritte perché dentro di me non ci stavano più.
le ho scritte per leggerle tutte d’un fiato; sperando che tu potessi leggerle e custodirle con affetto, se non addirittura amore.
le ho amate ed odiate; una ad una l’ho amata ed odiata.
le ho scritte per non dimenticare, per non dimenticare le cose che avevo dentro perché un giorno so che le dimenticherò.
ed in tutto questo scrivere, parlare e scrivere ancora ho disimparato a parlare.
non sono mai stato un oratore, ma ora sono più le volte che preferisco ascoltare in silenzio che parlare.
forse mi nascondo tra le righe che scrivo, mi confondo tra le storie e le fantasie e la mia realtà di ogni giorno.
forse ho paura delle parole che dico.
o forse devo solo imparare di nuovo a parlare con gli altri.

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