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Mancano pochi giorni a Natale.
Sei dai tuoi, per le festività.
Era tutto programmato, non c’erano problemi prima che partissi.
Tanto torni il 27, al massimo il 28.
Ma io stasera sento come un peso, qua.
Proprio qua in mezzo al petto.
– E mi viene voglia di non cenare stasera, ma tu mi hai lasciato scritto dappertutto di ricordarmi di mangiare. Almeno 3 pasti al giorno: colazione, pranzo e cena.
– Ricordarmi di bere. Non solo birra e vino, però.
– Ricordarmi di dormire. Lo faccio, più o meno tutte le notti… diciamo una media di 5 ore a notte.
– Ricordarmi di respirare. Hei dai, in questo sono forte non sbaglio mai, respiro anche più volte al minuto, molte volte al minuto in effetti.
– Ricordarmi che ci sei. Sì, mi ricordo che ci sei anche quando non ci sei per davvero, cioè qua con come. Ma tutto qua mi ricorda te.
– Ricordarmi che mi ami. Impossibile da dimenticare.
Comunque dicevo del petto.
Che ho un peso qua, che mi fa mancare l’aria e questo sarebbe una violazione al quarto punto di cui sopra. E non va bene.
Quindi mi limito a inspirare con il naso ed espirare con la bocca.
Funziona in effetti.
Sono poche le cose che non funzionano quando le dici tu.
Guardo fuori dalla finestra, il cielo è grigio, basso e molto probabilmente nevicherà e non vedo l’ora che lo faccia.
Adoro quando nevica e da quassù, in mezzo a tutti questi tetti, la neve è davvero magica sulla nostra città.
Bevo un sorso di vino rosso, e mi preparo un hamburger come si deve, con le cipolle rosse di Tropea caramellate, la pancetta croccante e le scaglie di grana che si sciolgono che è una meraviglia. Un po’ di senape e delle patate al forno che sono una meraviglia.
Logicamente la ricetta delle patate al forno è la tua.
In effetti anche la cottura dell’hambuger è la tua, ma quella assomigliava molto alla mia prima di conoscerci.
Ma tutto questo per dirti che tra poco mangio.
Mi guarderò una puntata di Montalbano, stasera ci sta anche se il clima è differente.
Mi siedo sul divano, appoggio il piatto sul tavolino e mi verso una bella dose di vino rosso.
– buon appetito – ti scrivo inviandoti una foto.
Mentre mangio mi arriva la tua risposta.
– bravo piccino 💜 –
Mi piace quando mi chiami così.
Mi fa sentire coccolato.
Logicamente replichi poco dopo con la foto di una teglia di lasagne che sfamerebbe un esercito e il mio stomaco brontola, ma per stasera me la sono cavata.
Mentre ceno guardo Il giro di boa.
Adoro Camilleri, adoro Montalbano e adoro Zingaretti.
Finisco di cenare e finisco anche la bottiglia di vino.
La testa gira un poco e mi preparo un buon caffè con la moka che ci hanno regalato i tuoi. Sperando venga fuori buono…
Sul tavolo della sala c’è un tuo pacchetto di sigarette, lo prendo in mano e lo scuoto. Mi sa che dentro ce ne sono un paio.
Lo apro e ce ne sono tre.
Mi verrebbe voglia di fumarne una, sarebbe come avere te qua con me.
Di solito dopo cena ne fumi una restando seduti a tavola, mentre parliamo di argomenti vari. Dall’ultimo libro letto o articolo trovato nel web o alle mie paure o ai miei problemi di D.O.C.
Parlare con te è sempre illuminante, ma non perchè troviamo sempre una soluzione, ma perchè ci ragioniamo su e mi fai ragionare.
E mi piace come ragioniamo assieme.
Lascio perdere la mia pessima idea di fumare; fossi qua mi prenderesti per un idiota.
Dalla cucina arriva il suono confortevole della moka.
Il profumo sembra buono.
Riempio una tazzina e torno in sala con il mio caffè bollente, sono le undici e dieci ma non ho per niente sonno.
Questo contravviene al terzo punto di cui sopra, ma domani posso dormire che è domenica e la libreria la apro alle 15.
Mi guardo un altro episodio di Montalbano: L’età del dubbio.
Nel frattempo ci sentiamo al telefono, parliamo per circa venti minuti e mi fa piacere sentire la tua voce in una notte del genere.
– stai bene? – mi domandi prima di terminare la conversazione.
– sì… –
– mmm –
– ho un peso qui – rispondo poggiando la mano destra in mezzo al petto.
– hei –
– mi manchi –
– anche tu, torno tra pochi giorni –
– lo so –
– forse addirittura il 27 mattina o il 26 sera, che ne dici? –
– wow – mi sento sollevato – sarebbe un bellissimo regalo di Natale –
– davvero? ti accontenteresti solo di quello? –
– non mi hai regalato altro? – faccio l’imbronciato.
– certo che no, non ti basta? –
– ah –
– sei sempre un tonno… – e ridi e quanto mi piace quando ridi.
– sempre – rispondo orgoglioso.
– ora vado che i miei nipoti mi reclamano, sai che sono la zia figa –
– giusto –
– ti amo piccolo –
– ti amo patata –
Metto giù il cellulare.
Mi lascio andare sul divano e mi copro con la nostra coperta, sa di te.
Mi godo il finale della puntata e poi una botta di sonno mi fa crollare lì, senza che io riesca ad arrivare a letto.
Apro un occhio giusto per vedere l’ora: sono le 2 e 15.
Mi tiro su, la tv è spenta e sento freddo. I caloriferi si sono già spenti da un bel po’ e tirandomi su mi accorgo che sta nevicando.
Rimango imbambolato come un bimbo davanti alle finestre che danno sul terrazzo, accendo le luci e vedo i fiocchi di neve che cadono piano piano ricoprendo tutto di bianco.
Quanto vorrei fossi qui anche tu.
Quanto vorrei stringermi a te nel nostro letto, sotto il piumone caldo accanto a te, stretto tra le tue braccia diventerei piccolo piccolo come un fagiolino.
E tu mi terresti stretto e forte accanto al tuo cuore.
E una lacrima scende lungo il viso.
L’asciugo con un dito e la assaggio.
– hai le lacrime più amare che io abbia mai assaggiato – mi hai detto una volta.
In effetti è vero.
Sono salate come il mare.
Spengo le luci fuori e anche quelle della sala, mi vado a preparare e mi infilo a letto, sotto il piumone.
Mi giro sul fianco sinistro, come quando ci sei tu e abbraccio il tuo cuscino, il tuo odore è forte e persistente.
Come la tua presenza.
Ci sei sempre, dentro.
Il macigno si fa più leggero mentre gli occhi si fanno più pesanti.
Piano piano mi addormento e mi giro tenendo il tuo cuscino appoggiato alla mia schiena, è caldo.
Come te.